Viaggiando ci s’accorge che le differenze si perdono: ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti.
- Italo Calvino
- Italo Calvino
© Agnes Montanari - Sana'a Underworld |
Per arrivare a Sana'a, la capitale dello Yemen, da Roma, occorrerebbero circa 6 ore.
In pratica, sarebbe possibile
fare colazione la mattina presto, con cornetto e cappuccino, di fronte al ForoRomano e pranzare nel primo pomeriggio con un Saltah, nella Città Vecchia di Sana'a.
50 anni fa, avrei impiegato su per giù lo stesso tempo per andare a pranzo sul Canal Grande.
100 anni fa, un contadino che volesse emigrare, diciamo dalla Sicilia, verso il Nord, in 6 ore probabilmente non avrebbe raggiunto neppure lo Stretto.
50 anni fa, avrei impiegato su per giù lo stesso tempo per andare a pranzo sul Canal Grande.
100 anni fa, un contadino che volesse emigrare, diciamo dalla Sicilia, verso il Nord, in 6 ore probabilmente non avrebbe raggiunto neppure lo Stretto.
Tornando alla colazione: abbiamo una percezione della geografia rimasta ancorata a distanze calcolate con metodi vecchi di almeno 50 anni, per cui ci consideriamo parte di una comunità in funzione di percorsi ed ambiti geografici che, molto semplicemente, ora non esistono più.
Il nostro senso di appartenenza geografica è rimasto fermo ad una organizzazione mentale vecchia, se non antica, mentre contemporaneamente i tempi di connessione, geografica e virtuale, si sono sviluppati in maniera esponenziale.
© Marco di Lauro - Sana'a, Yemen |
Credo dipenda da questo, almeno
in parte, il fatto che una notizia come la distruzione del museo archeologico
di Dhamar in Yemen, con le sue decine di migliaia di reperti, avvenuto in poco più di 1 secondo, pochi mesi fa, non
arriva sul nostro schermo e, se anche arriva, scivola via anche in meno di 1
secondo.
Tornando alla colazione, se arrivati a Venezia scoprissimo che nell'arco della
mattinata è stato raso al suolo il Palazzo Ducale, scopriremmo
contemporaneamente una altrettanto dirompente esplosione dei media nel
comunicare quello che è successo, in grado di creare un'eco emotiva anche in
coloro che non hanno mai avuto il minimo interesse non dico in quella splendida architettura, ma neppure nei beni culturali nel senso più superficiale del termine.
Beni della cultura.
Beni della cultura.
© John Andersen - Shibam, Yemen |
D'altra parte, ad un contadino siciliano che nel 1916 si stesse per mettere in viaggio verso il nord, una notizia del genere forse sarebbe scivolata addosso con la stessa leggerezza con cui noi apprendiamo della devastazione che si sta compiendo da anni in Yemen.
In altri termini, se la stampa svolgesse il suo compito allineata con una consapevolezza geografica attuale, forse percepiremmo tutto il peso devastante
che porta con se la distruzione, in 1 secondo, di un bene che trasmette una
memoria collettiva di 8000 anni di storia, riducendo di fatto una
comunità ad una sorta di entità lobotomizzata, priva di memoria.
Perchè è questo quello che
succede: quando si distrugge il patrimonio culturale di un popolo, viene
lobotomizzata una società.
Naturalmente dopo il raid ci sono i saccheggi.
Naturalmente dopo il raid ci sono i saccheggi.
Solo che, tornando alla colazione, nel restare comodamente ancorati alla nostra idea della geografia vecchia di almeno cinquanta anni, possiamo far
finta che la cosa non ci riguardi.
Lo Yemen ha circa 24 milioni di abitanti di cui circa 20, in questo momento, secondo l'Unicef, hanno bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria.
© Agnes Montanari - Sana'a Underworld |
Lo Yemen ha circa 24 milioni di abitanti di cui circa 20, in questo momento, secondo l'Unicef, hanno bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria.
Il paese ha quattro siti dichiarati patrimonio dell'Unesco e 10 altri luoghi per
i quali è stata richiesta tale nomina e la devastazione in corso su
tali siti, durante i raid aerei sauditi in Yemen nel corso di circa un anno di guerra, è talmente ampia
da aver reso necessaria la suddivisione di tale distruzione in 5
categorie: le città; i monumenti come moschee, cittadelle, forti; i siti archeologici; i reperti archeologici; i musei.
Non si tratta di Isis.
Non si tratta di Isis.
Tecnicamente parlando, le dinamiche e la rapidità di distruzione ed azzeramento di questa memoria collettiva sono di una tale dimensione, da rendere necessario lo sviluppo di una nuova teoria del restauro e l'adozione di strumenti e tecniche aggiornati che siano in grado di abbracciare metodi, finalità e componenti emotive da dover recuperare e tramandare, nell'intervenire su un patrimonio culturale devastato in questo modo.
Perchè nessuna altra epoca precedente ha avuto questa semplicità ed immediatezza nell'azzeramento di una cultura plurimillenaria.
© Agnes Montanari - Sana'a Underworld |
Ma’rib, Aden, Dhale, Sa’ada, Ta’iz, Hodayda, Shabwa, Hajjah: sono tra i siti archeologici distrutti fino ad oggi nei bombardamenti sauditi.
Lo scorso 25 Febbraio, dopo quasi un anno dall'inizio della guerra nel Marzo del 2015, l'Unione Europea ha votato si all'embargo delle armi nei confronti della coalizione saudita e, fino ad allora, solo la Germania aveva deciso, nel Novembre 2015 di chiudere qualunque trasferimento di armi al regno saudita, fino ad allora, uno dei suoi clienti migliori in questo settore.
© Fabio Barilari |
Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
- Italo Calvino
Beautiful Yemen, ma con l'audio spento.