Intro: "Ha un suo fascino il fatto che per secoli, per
calcolare approssimativamente - in musica - il tempo, la durata di una nota scelta come punto di
riferimento, ci si attenne al battito medio del polso umano"
Avevo scritto questo post da diverse settimane: avevo completato la ricerca sul percorso così articolato di questa storia e stavo cercando di trovare il tempo per affinare racconto e immagini.
Negli ultimi giorni i tempi molto più assoluti e distopici degli eventi storici, hanno rubato tutta l'attenzione.
Da anni trovo particolarmente interessante lavorare sul tempo in architettura. Ho sviluppato diversi progetti sul rapporto tra tempi diversi, lavorando su questa unità di misura che in musica ha un senso più esplicito.
"Music, like architecture, is an immersive experience – it
surrounds you. One can turn away from a painting or a work of sculpture, while
music and architecture engulf the body in space." _ Steven Holl
In questo testo, il tema del tempo si dilata in maniera esasperata, tra l'istante di uno sparo e lo sviluppo silenzioso di un'idea. Tra la distruzione e la costruzione.
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Ogni tanto si aprono bellissimi percorsi di ricerca inaspettati.
Qualche settimana fa Michael Fitzpatrick, un amico, mi ha inviato un articolo del Guardian, molto interessante, su un progetto che non conoscevo, inaugurato recentemente, che trovo eccezionale per tante ragioni. Si tratta di un ospedale dell'architetto Manuel Hertz in Senegal: il Tambacounda Hospital, in una delle aree più calde del pianeta.
Da molto tempo mi si conferma l'idea che molte delle ricerche e sperimentazioni architettoniche più interessanti in corso, provengano da paesi o studi professionali completamente esterni al mainstream. In questo caso mi hanno colpito immediatamente le immagini di questo progetto così raffinato quanto essenziale.
L'idea di ottenere un massimo effetto con il minimo dei mezzi a disposizione è una delle sfide che reputo da sempre tra le più interessanti in termini di creatività. Varrebbe da solo il bellissimo gioco della luce naturale creato da questi conci in laterizio lungo il corridoio curvo.
Tambacounda è qui:
Sono andato più a fondo - non posso farne a meno, ogni volta che incontro qualcosa di importante in ambito creativo - cercando notizie in particolare sulla Fondazione che ha promosso questo intervento, la
Albers Foundation, che non conoscevo, trovando anche questo articolo sul Financial Times: "
The philantropic genius of Josef and Anni Albers".
Si apre un mondo.
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Josef Albers
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- Parte 1
Conoscevo molto bene le opere di Joseph Albers (1888/1976), le sue bellissime ricerche su geometria ed astrazione, sulle
interazioni tra colori, e la sua collaborazione con la
Bauhaus di Weimar e Dessau, dove entrò nel come studente 1920, per poi diventare insegnante nel 1925.
“Io non insegno arte, ma filosofia e psicologia dell’arte. Non insegno a dipingere ma a vedere, (…) ad aprire gli occhi. Questo è diventato il motto di tutto il mio insegnamento”
_ Josef Albers
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Josef Albers, "Orange Front" |
Personalmente scoprii Josef Albers da studente, leggendo un'intervista a Tadao Ando, un architetto autodidatta che prima di fare l'architetto ha fatto il pugile, e che amo incondizionatamente. Tadao Ando nominava Albers tra i punti di riferimento della sua ricerca. "Progettare tramite la geometria va sempre di pari passo con
la lotta tra astrazione e rappresentazione, tra razionale e irrazionale, intero
e frammento, naturale e artificiale. Queste proposizioni dualistiche affiorano
una dopo l’altra per assillare la mente di chi crea e diventano particolarmente
evidenti se guardiamo al patrimonio di geometrie che i grandi progettisti ci
hanno lasciato: quanto più profondo e intenso è il contrasto tra pura
astrazione e varietà nella rappresentazione, tanto più la creazione prende
vita, facendo emergere espressioni geometriche belle, vigorose e ricche."
_ da "Il Potere della Geometria", Tadao Ando
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Tadao Ando - Koshino House |
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Tadao Ando - "For Cubes to Contemplate our Environment" _ Photo © Xavier De Jauréguiberry |
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Tadao Ando, Fondazione Pinault, Punta di Dogana - Venezia _ Photo © Felix Michaud |
L'interdisciplinarietà era una delle caratteristiche più interessanti della Bauhaus. Ogni corso veniva tenuto da un artista e un maestro artigiano insieme, mirando alla fusione di arte, tecnica e artigianato.
“La Bauhaus è stata una scuola democratica nel senso pieno
del termine: appunto per questo il nazismo, appena arrivato al potere, l’ha
soppressa nel 1933.
Era fondata sul principio della collaborazione, della ricerca
comune fra maestri e allievi, parecchi dei quali sono ben presto diventati
docenti.
Oltre che scuola democratica, era scuola di democrazia: il concetto
era che una società democratica (cioè funzionale e non gerarchica) sia una
società che si autodetermina, cioè si forma e sviluppa da sé, organizza ed
orienta il proprio progresso.
Progresso è educazione, strumento dell’educazione
è la scuola; dunque la scuola è il seme della società democratica”.
da Giulio Carlo Argan
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Weimar © Fabio Barilari |
Weimar, sede della nascita della democrazia costituzionale tedesca nel 1919, e la Bauhaus, fondata da nello stesso anno sul libero pensiero e sulla ricerca creativa, rappresentavano una spina nel fianco del regime nazista che stava crescendo. Talmente pericolosa che Hitler venne di persona a parlare a Weimar più di 40 volte prima del '33 e fu nei sobborghi di questa piccolissima cittadina tedesca che fece costruire uno dei primi e più crudeli campi di concentramento, quello di Buckenwald.
«Prima della presa di potere dei nazisti, Weimar era
meglio conosciuta come la casa di Johann Wolfgang Von Goethe, che ha incarnato l'illuminismo
tedesco del XVIII, e come il luogo di nascita della democrazia costituzionale
tedesca nel 1919, la Repubblica di Weimar.
Durante il regime nazista,
"Weimar" è stato associato al campo di concentramento di Buchenwald»
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Weimar - Goethe and Schiller © F. Barilari |
La Bauhaus riuscì a essere, soprattutto nei suoi primi anni,
una scuola d’arte in cui i docenti erano grandi artisti, ma anche quello che
il Guardian ha definito «un’anticipazione delle comuni californiane degli
anni Sessanta», che nacquero solo una ventina di anni dopo la fine dell'incubo.
Alla Bauhaus c’erano spesso feste a tema e in genere un’atmosfera
piuttosto libertaria. C’erano studenti da tutto il mondo e c’era una relativa parità tra studenti e studentesse, grazie alla nuova Costituzione della Repubblica di Weimar,
che garantì alle donne libertà di apprendimento illimitata.
I nomi che, come insegnanti o come studenti, passarono per questa scuola, ideata dall'architetto Walter Gropius, avrebbero letteralmente creato il comune senso dell'estetica nell'arte e l'architettura del XX secolo. Tra questi, Vasilij V. Kandinskij, Paul Klee, Josef Albers, Oskar
Schlemmer, Johannes Itten, Laszlo Moholy-Nagy, Adolf
Meyer, Marcel Breuer, Hannes Meyer, Ludwig Mies van der Rohe,
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Paul Klee e Wassily Kandinsky nel 1929 a Dessau |
L’arrivo del nazismo, con il
suo odio verso quelle forme di espressione libera e di ricerca, che venivano considerate "arte degenerata", sancì la fine della scuola. Senza sovvenzioni statali, con molti docenti licenziati perché ritenuti sovversivi e con continue pressioni della Gestapo, nel 1933 fu costretta alla chiusura.
In molti furono costretti ad emigrare, venendo spesso accolti come ambasciatori
di un’esperienza che già era considerata dagli ambienti culturali
internazionali dell'epoca, come rivoluzionaria.
Josef Albers e sua moglie Anni, come molti altri artisti e
architetti tedeschi, si trasferirono negli Stati Uniti dove l'architetto Philip
Johnson, allora curatore del Museum of Modern Art di New York City, fece in
modo che a Josef venisse offerto un lavoro come capo di una nuova scuola
d'arte, il Black Mountain College, in North Carolina: un college sperimentale,
strutturato su principi educativi che enfatizzavano l'apprendimento olistico e
lo studio dell'arte come centrali per un'educazione artistica liberale.
In quella sorta di travaso culturale oltreoceano, successivo al suicidio del vecchio continente.
Tra i docenti e studenti che frequentarono quel college, oltre agli Albers, figurano Cy Twombly, Robert Rauschenberg, Susan Weil, John Cage, Buckminster Fuller, Franz Kline, Willem e
Elaine de Kooning.
Successivamente, dal 1950, Josef Albers passò ad insegnare a Yale. I suoi corsi hanno influenzato generazioni di pittori.
Durante gli anni di insegnamento a Yale, Josef Albers sviluppò la sua serie di quadri più nota, "Homage to Square".
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Josef Albers, "Homage to Square" |
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Josef Albers in Mexico, Solomon R Guggenheim Museum,
2018 |
C'è un aspetto difficile da comprendere, che riguarda il perchè la Bauhaus, di fatto sbarcata in forze negli Stati Uniti, non sia stata rifondata importandone il metodo rivoluzionario.
Tendo a pensare che tra gli anni '20 e gli anni '30 la Germania - Weimar in particolare - si trovasse in una dimensione culturale e sociale enormemente piú avanzate rispetto a quanto non fosse l'America nella seconda metà degli anni '40.
In realtà la Germania era probabilmente la nazione più avanzata al mondo anche nelle arti figurative, nella filosofia, nella letteratura, nella musica. E naturalmente tutto questo rende ancora più drammatico il paradosso di quello che è stato.
- Parte 2
Di famiglia ricca, appassionata di pittura da sempre, venne completamente scoraggiata a proseguire in questa attività da
Oskar Kokoschka.
Dopo una breve periodo di studi nell'ambito artistico ad Amburgo, approdò alla Bauhaus, dove studiò tra gli altri, con
Itten e
Paul Klee.
Alcuni corsi però, tra i quali quello di architettura, erano aperti solo agli uomini:
“le aree più pesanti del mestiere” come le chiamava Walter Gropius, e questo la costrinse a scegliere a malincuore un corso dedicato alla tessitura.
In questo ambito cominciò immediatamente a fare ricerche avanzate su tecniche che combinavano proprietà di riflessione della luce, assorbimento del suono, durabilità del tessuto.
Paul Klee, in particolare, fu il suo riferimento principale:
"I watched what he did with a line, a point or a stroke
of the brush, and I tried to some extent to find my own direction through my
own material and artistic discipline,"
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Josef & Anni Albers |
Anni intanto aveva incontrato Josef. Si sarebbero sposati nel 1925. Nella seconda metà degli anni '20, gli Albers condivisero insegnamento, ricerche artistiche e viaggi, in particolare in Spagna, Italia e Canarie.
"What was most exciting about Bauhaus was that there was no teaching system yet in place. And you felt as if it depended only on you. You had to find your way of working in some way.
That freedom is probably something essential that every student should experience."
_ Anni Albers
Durante gli anni in North Carolina, le tessiture che i due coniugi sviluppavano, furono oggetto di diverse mostre negli USA, culminando il successo di Anni con la mostra nel 1949
al MOMA.
Successivamente sarebbe stata assunta da Walter Gropius, trasferitosi anche lui negli Stati Uniti, per un incarico per Harvard dove era diventato Direttore della Scuola di Architettura. Dal 1963, Anni si appassionò alle procedure di stampa ed incisione, dedicandosi da allora alla litografia e serigrafia.
Nel 2018 la Tate Modern a Londra ha dedicato la mostra personale "Anni Albers", anche con lo scopo di restituire piena luce al suo talento e alla sua opera così articolata e innovativa.
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Anni Albers, "Six Prayers" - Tate Modern |
At the heart of the beautifully designed, light and airy
exhibition of Anni Albers’s work at Tate Modern in London (until 27 January
2019), is a solemn, darker space. Here, you find Six Prayers (1966-67), a
six-part work commissioned by the Jewish Museum in New York to memorialise the
six million Jews who died in the Holocaust.
_ The Art Newspaper
"Anni Albers combined the ancient craft of hand-weaving with
the language of modern art. Hers
was a fight against restrictions and restraints: being forced into weaving,
having to work within the narrow lines of the loom, living in the shadow of her
husband. And at every turn, she weaved her own magic and triumphed"
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Photo: Oliver Wainwright |
- Parte 3
Infine, non conoscevo affatto la
Josef & Anni Albers Foundation, fondata dai 2 coniugi nel 1971, che ha permesso la realizzazione di questa bellissima architettura appena inaugurata in Senegal.
"Un'organizzazione senza fini di lucro per promuovere "la rivelazione e l'evocazione della visione attraverso l'arte". Oggi questa organizzazione, la Josef and Anni Albers Foundation, si dedica a preservare e promuovere i risultati duraturi di Josef e Anni Albers e i principi estetici e filosofici in base ai quali hanno vissuto. Serve come un centro unico per la comprensione e l'apprezzamento delle arti e di tutta l'esperienza visiva, con al centro le eredità combinate di Josef e Anni Albers.
La Fondazione svolge la sua missione lavorando a mostre e pubblicazioni, principalmente incentrate sull'arte di Josef e Anni Albers; assistenza nella ricerca; e sostenere l'istruzione.
Aiuta a sponsorizzare altre attività ispirate dagli interessi e dalle preoccupazioni di Josef e Anni Albers."
_da The Albers Foundation
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© Josef Albers / © Anni Albers |
"We started by sitting down with the doctors and assessing what they actually needed – not just them but the staff, director and patients, as well as the craftsmen and constructors."
’The porous veil of bricks is a relatively common façade treatment in the east of Senegal, with the bricks themselves typically made on site."
"The new clinic is S-shaped, snaking around and embracing the existing circular hospital buildings. A full-length corridor runs the length of the building, with the ventilated brick façade creating essential cross-ventilation. ‘It is its own little climate machine. There’s always a combination of sun and shade due to the shape of the curve. This creates temperature changes which in turn generate air movement and a microclimate."
_ Arch. Manuel Hertz
"It's important that everything was made locally"
Leading the construction process was Dr. Magueye Ba, a
medical doctor-turned-builder, who has overseen a number of Le Korsa's
projects.
Ba realised that a local village school was in need of a
classroom, so rather than simply building a test wall that would be demolished,
he made a little building for them, formed of several bays of the hospital. It
stands proudly on the edge of the village, its jaunty roofline poking up from
the grassy savanna, almost doubling the capacity of the school. Ba has since
used the hollow bricks on another kindergarten project, their distinctive
curved silhouette spawning something of a new local vernacular.
"It's the perfect outcome," says Herz. "I'm
not in control any more—the design has taken on a life of its own."
"In the maternity ward he was shown an “incubator” that consisted of a
tray on a table, where three newborns were huddled beneath a desk lamp"
_ Fox Weber
Fox Weber, lo storico dell'arte americano e direttore della Albers Foundation dalla morte di Josef nel 1976, decise di finanziare il progetto di un ospedale in Senegal, dopo un viaggio a Tambacounda: il suo dermatologo gli aveva raccontato di aver avviato una piccola organizzazione senza scopo di lucro, Le Korsa, per aiutare gli ospedali in Senegal e Weber chiese di poter andare con lui nel prossimo viaggio nel paese.
Le Korsa è "Dedicata al miglioramento dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione nel Senegal orientale. Dal 2005 hanno costruito cliniche rurali, un rifugio per donne, un centro artistico e la prima scuola laica nella regione strettamente musulmana. Ci sono anche progetti per un nuovo museo, con l'architetto che sarà tratto da una rosa di candidati tutta africana.
Quattro anni di lavoro, l'edificio ospedaliero da 2 milioni di euro (1,7 milioni di sterline) è il loro progetto più ambizioso finora."
"Il complesso mondo della filantropia nell'arte funziona in modi misteriosi. A cento anni da quando Anni e suo marito Josef Albers si sono incontrati alla scuola di design radicale di Weimar, la costruzione di un nuovo ospedale è stata resa possibile, a migliaia di chilometri di distanza, dalle somme sorprendenti a cui ora vende il loro lavoro, insieme al potere di raccolta fondi che deriva dal suo nome. Situato in uno dei luoghi più caldi del pianeta, ma progettato per funzionare senza aria condizionata, il risultato è un edificio che incarna perfettamente la filosofia del duo tedesco di "minimi mezzi, massimo effetto". Ed è successo quasi per caso."
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Dr. Ndiaye Therese Aida, Hospital Director
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"Lo spazio per uscire potrebbe non sembrare un'esigenza
ospedaliera urgente, ma un ricovero in ospedale a Tambacounda è un affare di famiglia. Il
campus vede persone riunite su ogni possibile superficie, con i parenti dei
pazienti fare il cibo, lavare i panni o riposare su stuoie di bambù.
“È un grosso problema”, afferma la dott.ssa
Thérèse-Aida Ndiaye, direttrice dell'ospedale dal 2016. “Ogni paziente arriva
con quattro o cinque membri della famiglia, che portano le proprie abitudini.
Di recente ho trovato un parente che faceva la doccia qui. Siamo un ospedale,
non una casa".
O. Weinwright on The Guardian
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Josef & Anni Albers
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