Miles Davis
KATHOLISCHE UNIVERSITATSBIBLIOTHEK - EICHSTATT
Arch. Gunther Behnisch
Eichstatt é una cittadina universitaria della Baviera. Conta meno di 15.000 abitanti.
Ha un centro storico piccolo, molto curato.
Ha anche 4 biblioteche importanti, contemporanee, molto ben fatte.
La Teilbibliothek 1, la Teilbibliothek 2 "Aula", la Ehem.Stats-und Biscofliche Seminar Bibliothek e la Katholische Universitatsbibliothek.
Per questo, il Dr. Klaus Kempf, direttore alla Bayerische Bibliothek di Monaco, mi ha presentato Eichstatt come una mecca per chiunque lavori in questo ambito; un contesto nel quale ottimi architetti sono stati messi nelle condizioni di esprimersi al meglio.
Prima di venire qui, conoscevo solo l'ultima, la Katholische Universitatsbibliothek, che é quella che mostro qui a seguire.
Per la precisione, la conosco dal 1987, quando venne pubblicata su L'Architettura di Bruno Zevi e quello di oggi é stato una specie di pellegrinaggio: ci si sente debitori nei confronti di opere e architetti che ti hanno insegnato qualcosa.
Questo é uno di quei progetti che torno a rileggere, ogni volta che ho dubbi sulle direzioni da prendere nella professione.
E queste sono 5 cose che mi ha insegnato:
1 - Trasparenza, leggerezza e articolazione di un edificio e dello spazio che genera, sono tre componenti determinanti nell'accogliere una persona. Tra "accogliere" e "raccogliere" c'é una differenza determinante: un certo numero di persone si raccolgono in un edificio; raccogliere é un calcolo, un numero.
Per accogliere, invece, occorre sentire e trasmettere ció che si ascolta.
2 - Luce naturale: lavorata, modulata, filtrata, modificata nell'arco della giornata, ma sempre, ovunque possibile, luce naturale
3 - Progettare é un atto creativo e deve far stare bene chi lo persegue: deve essere un piacere mettersi con la matita sul foglio o di fronte al computer e cominciare a lavorare. Se non é cosí, allora c'e' qualcosa che non quadra
4 - Lascia sempre il progetto aperto a qualunque spunto, interferenza, idea nuova. Lascia anche aperta la porta, per quanto possibile, ad assorbire l'imprevisto, l'errore, la modifica necessaria, senza che questi determinino danni irreversibili alla qualità del progetto. Al contrario, possono trasformarsi in opportunità alle quali non avevi pensato.
5 - Soprattutto: progetta in funzione di chi, volente o nolente, dovrà vivere dentro le tue idee, una volta realizzate; del contesto: urbano o naturale che sia; di chi ci girerà semplicemente intorno: magari non userà l'architettura, ma sarà costretto a vederla ogni giorno.
Di più: crea le premesse migliori affinché gli spazi che lasci possano essere personalizzati, modificati ed interpretati.
Naturalmente non può mancare un winter garden, nel quale studiare mentre fuori nevica
Ringrazio molto Dr. Gernot Lorenz per avermi descritto e mostrato con passione (e in Italiano) il lavoro svolto in questo splendida architettura dedicata allo studio e alla ricerca.