Ci sono due persone che amo senza conoscerle. Probabilmente, se le conoscessi di persona smetterei di amarle, ma intanto le amo.
Uno è Keef Richards. L’altro è Gipi.
Il primo ha fatto tanta musica e tanta vita. Il secondo ha fatto alcuni tra i più bei racconti illustrati che siano stati pubblicati e ora fa il regista.
Oggi i due si sono incontrati a pag. 477 del libro “Life”, autobiografia del primo:
“Subito dopo Exile, arrivò tanta nuova tecnologia che perfino il
fonico più intelligente del mondo non sapeva cosa stesse succedendo. Com’è che
ai tempi di Denmark Street riuscivo ad ottenere un bel suono di batteria con un
solo microfono e adesso, con una quindicina di microfoni, viene fuori un suono
di batteria che sembra qualcuno che caga su un tetto di latta? (…) poi il
bassista veniva isolato, così tutti si ritrovavano in questi cubicoli e
piccionaie. Stai suonando in una stanza enorme e non ne utilizzi neanche un
po’. Questa idea di separazione è la completa antitesi del rock n’ roll, che
consiste in un gruppo di persone in una stanza, che creano un suono e si
limitano a catturarlo. Si tratta del suono che producono insieme, non separati.
(…) Ed io cominciai a pensare: che cosa mi aveva spinto a fare musica? Quella
gente che faceva dischi in un’unica stanza con tre microfoni. Non si mettevano
a registrare ogni minimo dettaglio della batteria o del basso. Registravano la
stanza. (…)
Di fatto non hai bisogno di uno studio, ma di una stanza”
Di fatto non hai bisogno di uno studio, ma di una stanza”
Keith Richards – “Life”
“Questa è la stanza” è il titolo di uno dei racconti del secondo, Gipi, per l'appunto. Ed è un
bellissimo racconto oltre ad avere dei bellissimi disegni, tipo questo qui:
Gipi - Questa è la Stanza |