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mercoledì 18 dicembre 2019
domenica 8 dicembre 2019
martedì 15 ottobre 2019
mercoledì 9 ottobre 2019
venerdì 27 settembre 2019
Roma Sognata
Da / from AR-Magazine #121
Fabio Barilari Architetti - Viale della XVII Olimpiade al Villaggio Olimpico a Roma |
ROMA E LE
NUOVE TENDENZE, DA SUPERSTUDIO A NEST VANDENKEN
Approccio
visionario, dinamica artistica, immaginazione progettuale
-
ROME AND NEW
TRENDS, FROM SUPERSTUDIO TO NEST VANDENKEN
Visionary
approach, artistic dynamics, design imagination
"C’è una linea immaginaria
che in Italia unisce la fine degli anni ’60 al contemporaneo. (...) Non
Milano, non Venezia, non Firenze, ma Roma con il suo carico di storia e
contraddizioni, con la sua complessa stratificazione urbana, con le sue rovine,
con le sue luci e le sue ombre che diventano l’essenza di una rinascita
immaginata.
Le dimensioni percettive sono
varie: l’astrazione, la surrealtà o la perdita di senso per recuperare nuovi
significati, l’indagine interiore o il fare critico dell’approccio ludico,
oppure la sperimentazione radicale In sostanza stiamo parlando di
attitudini progettuali che costruiscono diversi modi di affrontare
l’architettura, spingendo la ricerca oltre i confini del reale e del possibile,
per trovare nuovi ipotetici scenari teorici di riferimento.
Da un lato c’è chi ricorre al
collage per creare nuove formule-significanti; dall’altro c’è chi predilige il
disegno, utilizzato in chiave storica e con gli occhi che guardano al passato;
infine c’è chi elabora una dinamica progettuale radicalmente aperta al
futuro.
(...) Le nuove tendenze
italiane del contemporaneo vedono però anche altri modus operandi vicini alla
progettazione operativa del presente, proiettati non più verso un immaginifico
passato ideale ma verso un futuro critico, con originali modalità ancorate
saldamente allo studio sulla dinamica della forma, legate indissolubilmente ad
altri filoni teorici radicali, internazionali, con matrici di riferimento
sostanzialmente zeviane: Fabio Barilari raccoglie l’eredità operativa
prefigurata da Zevi che fonda le sue origini sullo spazio e sulla dinamica
quali elementi in grado di modificare l’esistente. In Barilari l’opera d’arte,
con tutta la sua espressione linguistica, torna ad essere progettuale:
l’indagine che porta avanti con il suo lavoro disegna non più una
super-astrazione-pop, come avveniva in Superstudio, o una poetica artistica
autografa che guarda all’indietro, ma ricomincia a ragionare proprio sullo
spazio e sul progetto d’architettura, analizzando le dinamiche che scaturiscono
dalla comprensione delle leggi naturali che governano il mondo. Fabio Barilari
imposta una meccanica teorica proiettata verso il domani, approfondendo la
capacità che ha il disegno – e che hanno tutte le tecniche di rappresentazione
a disposizione – di prefigurare nuovi scenari operativi. Per questo i suoi
lavori per la XVII Olimpiade di Roma evidenziano la capacità stessa che ha la
forma di liberarsi dalle gabbie del passato, tracciando nuove traiettorie nello
spazio.
///
There is an imaginary line in
Italy that joins the late ’60s to the contemporary time. (...) Not Milan, not
Venice, not Florence, but Rome with its burden of history and contradictions,
with its complex urban stratification, with its ruins, with its lights and
shadows that become the essence of an imagined rebirth.
The perceptive dimensions are
manifold: abstraction, surreality or the loss of meaning to recover new
meanings, inner analysis or the criticism of the play ful approach, or radical
experimentation. In essence, we are talking about design attitudes that embody
different ways of approaching architecture, pushing research beyond the
boundaries of reality and of what is possible, to find new hypothetical
theoretical scenarios of reference.
There are many ways: on the one
hand, some people use collage to create new meaningful formulas; on the other
hand, there are those who prefer drawing, used in a historical perspective,
looking at the past; finally, there are those who develop a design dynamic that
is radically open-minded towards the future.
(...) The new contemporary
Italian trends, however, show other modus operandi close to the operational
design of the present, no longer projected towards an imaginary ideal past but
towards a critical future, with original methods firmly anchored to the study
of the dynamics of the shape, indissolubly linked to other radical,
international theoretical strands, largely based on Zevi’s references: Fabio
Barilari takes up the operational legacy prefigured by Zevi, based on space and
dynamics as elements capable of modifying the existing. In Barilari, the work
of art, with all its linguistic expression, is once again a project: his study
longer draws a super-abstration-pop, as happened in Superstudio, or an autograph
artistic poetics that looks backwards, but begins to think about space and
architectural design, analyzing the dynamics that arise from understanding the
natural laws that rule the world. Fabio Barilari sets up a theoretical
mechanics projected towards the future, deepening the ability of drawing ‒ and
of all representation techniques available ‒ to predict new operational
scenarios. For this reason, his works for the 17th Olympics in Rome highlight
the very ability of shape to free itself from the cages of the past, plotting
new trajectories in space.
Architetto, Direttore editoriale AR MAGAZINE,
Direttore editoriale Architetti Roma edizioni, Consigliere
Ordine degli Architetti di Roma e Provincia
Architect, Editorial Director of AR MAGAZINE and Architetti
Roma edizioni,
Board member of Chamber of Architects Rome and
Province
///
La sensazione che si stia rimettendo in moto una macchina
incastrata e arrugginita da decenni.
Che non vuol dire "la certezza", ma almeno la possibilità.
La convinzione che solo una lettura radicale dell'esistente,
del potenziale, del progettuale, possa fornire la spinta propulsiva necessaria.
Per mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.
Per riassaporare il gusto della sfida.
AR-Magazine #121, il secondo numero della nuova rivista
dell'Ordine degli Architetti di Roma. 450 pagine... Si chiama
"Magazine", ma si respira il risultato di un'impresa titanica. E non
parlo solo della produzione editoriale.
Anche per questo va promossa, fatta circolare.
Occorre darle ossigeno.
Un secondo numero da collezionare, come il primo.
Marco Sambo, il suo team, Architetti Roma Edizioni, in questi mesi hanno dato vita ad una delle pubblicazioni
più interessanti ed innovative in circolazione, in questo settore.
Per tutti questi motivi, sono sinceramente onorato e grato
di essere stato selezionato tra i lavori presentati.
Fabio Barilari Architetti - Viale della XVII Olimpiade al Villaggio Olimpico a Roma |
Un ringraziamento particolare a Marco Maria Sambo, ed alla "complessità
necessaria", che applica alla lettura di ciò che sta accadendo.
Avanti così.
///
A special thanks to Marco Maria Sambo, and to the "necessary complexity", which he applies in reading what's going on.
Way to go.
Fabio Barilari Architetti - Viale della XVII Olimpiade al Villaggio Olimpico a Roma |
Fabio Barilari Architetti - Viale della XVII Olimpiade al Villaggio Olimpico a Roma |
/////////DRAWING ARCHITECTURE _ Multiple Exposure
"One Step Beyond" | Project for the requalification of Viale della XVII Olimpiade _ Olympic Village, Rome
Fabio Barilari Architetti - Viale della XVII Olimpiade al Villaggio Olimpico a Roma |
martedì 20 agosto 2019
C-ROME
C-ROME è un nuovo
progetto su Roma, con un focus particolare a luoghi e percorsi meno battuti ma
particolarmente interessanti e da conoscere.
Offre due tipi di esperienze: visite guidate e sessioni di
disegno dal vivo "Urban Sketching".
Entrambe le esperienze sono disponibili sia in Inglese che in Italiano.
In particolare, poichè ci viene chiesto spesso, le sessioni di disegno sono strutturate anche per chi non ha mai disegnato ma avrebbe piacere di cominciare.
Spargete la voce! Grazie!
Entrambe le esperienze sono disponibili sia in Inglese che in Italiano.
In particolare, poichè ci viene chiesto spesso, le sessioni di disegno sono strutturate anche per chi non ha mai disegnato ma avrebbe piacere di cominciare.
Spargete la voce! Grazie!
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C-ROME is a new
project on Rome, with a particular focus on "off the beaten track"
places and walks in the city, which we believe are striking and insightful.
It offers two kinds of experiences: guided tours and "Urban Sketching" live drawing sessions.
Both experiences are available in both English and Italian.
In particular, as we are often asked, drawing sessions are also structured for those who have never drawn but would like to start.
Spread the word! Thank you!
It offers two kinds of experiences: guided tours and "Urban Sketching" live drawing sessions.
Both experiences are available in both English and Italian.
In particular, as we are often asked, drawing sessions are also structured for those who have never drawn but would like to start.
Spread the word! Thank you!
C-ROME _ URBAN WALKS |
C-ROME _ URBAN DRAWING SESSIONS |
Etichette:
Drawing,
Rome,
Tours,
Urban Sketches
Ubicazione:
Roma RM, Italia
domenica 23 giugno 2019
Let It Bleed
Gimme Shelter è stata registrata nell'Aprile del 1969, 50 anni fa.
Scritta da Jagger &Richards, apre l'album Let It Bleed, pubblicato nel Dicembre dello stesso anno.
Let it Bleed fu l'ultimo album con Brian Jones, il fondatore degli Stones, morto nel Luglio del '69.
Let it Be, l'ultimo album dei Beatles, sarebbe stato pubblicato un anno dopo, nel Maggio del 1970 ma il loro ultimo concerto, il Rooftop Concert, in cui presentano buona parte dell'album, è del 30 Gennaio del 1969.
Il 6 Dicembre del '69 si tenne invece il live organizzato dagli Stones ad Altamont, l'Altamont Speedway Free Festival, con 500.000 persone gestite da un servizio d'ordine affidato agli Hells Angels, 4 morti di cui uno accoltellato sotto il palco, un numero enorme di feriti e la band che deve andarsene su un elicottero.
Altamont chiude di fatto la stagione della Summer of Love del '67 e rappresenta l'altra faccia delle illusioni di Woodstock, il concerto evento di pochi mesi prima, nell'Agosto del 1969.
" The Hells Angels, who were paid for their vague role as a
disastrous informal security force with $500 of beer, left a bloody trail all
day, riding their motorbikes through the crowd to the stage and beating men and
women with pool cues.
‘You better get the fuck out there before the place blows,’ an Angel told Jagger. ‘You’ve tuned up enough.’
Jagger told him they were ‘preparing’ and they would go on when they were ready.
Nel 2013 la rivista Rolling Stone ha classificato Gimme Shelter al primo posto tra i 100 migliori brani degli Stones.
"Clayton had made her name through duets and backing vocals for Ray Charles, Burt Bacharach and Elvis Presley, among many others.
“You get lucky sometimes,” Keith Richards says of Gimme Shelter, the greatest song he ever wrote. "It was a shitty day. I had nothing better to do."
Scritta da Jagger &Richards, apre l'album Let It Bleed, pubblicato nel Dicembre dello stesso anno.
Let it Bleed fu l'ultimo album con Brian Jones, il fondatore degli Stones, morto nel Luglio del '69.
Let it Be, l'ultimo album dei Beatles, sarebbe stato pubblicato un anno dopo, nel Maggio del 1970 ma il loro ultimo concerto, il Rooftop Concert, in cui presentano buona parte dell'album, è del 30 Gennaio del 1969.
Il 6 Dicembre del '69 si tenne invece il live organizzato dagli Stones ad Altamont, l'Altamont Speedway Free Festival, con 500.000 persone gestite da un servizio d'ordine affidato agli Hells Angels, 4 morti di cui uno accoltellato sotto il palco, un numero enorme di feriti e la band che deve andarsene su un elicottero.
Altamont chiude di fatto la stagione della Summer of Love del '67 e rappresenta l'altra faccia delle illusioni di Woodstock, il concerto evento di pochi mesi prima, nell'Agosto del 1969.
The signs were there from the beginning that this was not
the peaceful hippy gathering Jagger had naively hoped for. Moments after their
arrival by helicopter, a young man stepped into Jagger’s path and punched him
in the face, knocking him down. ‘FUCK you, Mick Jagger,’ he screamed. ‘I hate
you!’
The Stones couldn’t go on in their earlier spot because bassist Bill
Wyman was shopping in San Francisco and hadn’t yet arrived. By the time Wyman
turned up, and the Stones began to tune up backstage, the crowd – which had no
access to food or water – were wild, stoned and rabid.
‘You better get the fuck out there before the place blows,’ an Angel told Jagger. ‘You’ve tuned up enough.’
Jagger told him they were ‘preparing’ and they would go on when they were ready.
‘I’m telling you,’ said the Angel. ‘People are going to die
out there. Get out there. You’ve been told.’"
from DailyMailNel 2013 la rivista Rolling Stone ha classificato Gimme Shelter al primo posto tra i 100 migliori brani degli Stones.
"The Stones channeled the emotional wreckage of the late Sixties on a song that Richards wrote in 20 minutes. The intro, strummed on an electric-acoustic guitar modeled on a Chuck Berry favorite, conjures an unparalleled aura of dread. Singer Merry Clayton brings down Armageddon with a soul-wracked wail: "Rape, murder, it's just a shot away."
Merry Clayton, was the singer of the impressive backup vocals.
Merry Clayton - Gimme Shalter, naked voice
"Clayton had made her name through duets and backing vocals for Ray Charles, Burt Bacharach and Elvis Presley, among many others.
She was about to go to bed when she got the producer Nitzsche’s call: “It was almost midnight. I was pregnant at the time and I thought, there’s no way in the world I’m getting out of bed to go down to some studio in the middle of the night.” But her husband, jazz saxophonist Curtis Amy, talked her into it."
from Classic Rock
“Clayton sang with such emotional force that her voice cracked. Her contributions make this an uncannily haunting song, a warning from some ancient tragic chorus, a frenzied Sibylline prophecy
“I said to myself, I’m gonna do another one… blow them out of this room.”
Unspoken in her remembrance is what the effort may have cost her. Despite giving what would become the most famous performance of her career, it turned out to be a tragic night for Clayton. Shortly after leaving the studio, she lost her baby in a miscarriage. For many years Clayton found the song too painful to hear, let alone sing.”
“Clayton sang with such emotional force that her voice cracked. Her contributions make this an uncannily haunting song, a warning from some ancient tragic chorus, a frenzied Sibylline prophecy
“I said to myself, I’m gonna do another one… blow them out of this room.”
Unspoken in her remembrance is what the effort may have cost her. Despite giving what would become the most famous performance of her career, it turned out to be a tragic night for Clayton. Shortly after leaving the studio, she lost her baby in a miscarriage. For many years Clayton found the song too painful to hear, let alone sing.”
from OpenCulture
"If “Gimme Shelter” remains a culturally relevant song—if it
atomizes some essential quality of its political moment; if it communicates an
emotional reality by circumventing the listener’s analytical mind and going
straight for the limbic system—then it is able to do so largely through the
tension between those two voices: between the white man who wanted to perform
his version of America, and the black woman who lived its reality."
from NewRepublic
"That's a kind of end-of-the-world song, really. It's apocalypse; the whole record's like that," Jagger told Rolling Stone in 1995, describing "Gimme Shelter." Like nothing else in rock & roll, the song embodies the physical experience of living through a tumultuous historical moment. It's the Stones' perfect storm: the ultimate Sixties eulogy and rock's greatest bad-trip anthem, with the gathering power of soul music and a chaotic drive to beat any punk rock. The song was born during a pounding English rainstorm. "It was just a terrible fucking day," Richards recalled. He was killing time in the apartment of English art-scene guru Robert Fraser while girlfriend Anita Pallenberg was on set making Performance, a film in which she beds down with Jagger. With chords ghosted by a droning E-note, the music radiated dread – clearly inspired by a mix of Jimmy Reed's trance-inducing blues, Richards' own romantic anxiety, and heroin, which he'd just begun using. It took him about 20 minutes or so to get down the basics, which were fleshed out over several sessions in London and Los Angeles during 1969.
The finished version is something entirely new for the Stones, with a slithering Watts-Wyman groove and full gospel-style backing vocals; New Orleans-born Merry Clayton was asked to sing on the track because the band's first choice, Bonnie Bramlett, was unavailable.
"Rape, murder! It's just a shot away!" like the end times were nigh. When the band played the song at Altamont, minutes before concertgoer Meredith Hunter was stabbed, the lines seemed like grim prophecy. Richards later said that his guitar fell apart during the recording, "as if by design."
from Rolling Stone - 100 Greatest Rolling Stons SongsThe finished version is something entirely new for the Stones, with a slithering Watts-Wyman groove and full gospel-style backing vocals; New Orleans-born Merry Clayton was asked to sing on the track because the band's first choice, Bonnie Bramlett, was unavailable.
"Rape, murder! It's just a shot away!" like the end times were nigh. When the band played the song at Altamont, minutes before concertgoer Meredith Hunter was stabbed, the lines seemed like grim prophecy. Richards later said that his guitar fell apart during the recording, "as if by design."
Altamont - Photo by Bill Owens |
“You get lucky sometimes,” Keith Richards says of Gimme Shelter, the greatest song he ever wrote. "It was a shitty day. I had nothing better to do."
venerdì 21 giugno 2019
World Refugee Day 2019
I am particularly pleased with this collaboration developed
with UNIMED - Mediterranean Universities Union on this theme, on which I have been
working for a long time time, on several fronts.
The illustration was presented today, for the World Refugee Day 2019.
I do hope we can go on like this and obtain the results needed.
-
Mi fa particolarmente piacere questa collaborazione sviluppata con con UNIMED - Mediterranean Universities Union su questo tema, sul quale sto lavorando da tempo, su più fronti.
L'illustrazione è stata presentata oggi in occasione del World Refugee Day.
Spero davvero che il lavoro possa proseguire così e portare i risultati necessari.
I do hope we can go on like this and obtain the results needed.
-
Mi fa particolarmente piacere questa collaborazione sviluppata con con UNIMED - Mediterranean Universities Union su questo tema, sul quale sto lavorando da tempo, su più fronti.
L'illustrazione è stata presentata oggi in occasione del World Refugee Day.
Spero davvero che il lavoro possa proseguire così e portare i risultati necessari.
Thanks to Helen Pope, Danny, Katembo & Kambale
#WorldRefugeeDay2019
mercoledì 12 giugno 2019
Sea Variations #5
I must go down to the seas again, to the lonely sea and the
sky,
And all I ask is a tall ship and a star to steer her by;
And the wheel’s kick and the wind’s song and the white
sail’s shaking,
And a grey mist on the sea’s face, and a grey dawn breaking.
I must go down to the seas again, for the call of the
running tide
Is a wild call and a clear call that may not be
denied;
And all I ask is a windy day with the white clouds flying,
And the flung spray and the blown spume, and the sea-gulls
crying.
I must go down to the seas again, to the vagrant gypsy life,
To the gull’s way and the whale’s way where the wind’s like
a whetted knife;
And all I ask is a merry yarn from a laughing fellow-rover,
And quiet sleep and a sweet dream when the long trick’s
over.
_ 'Sea Fever', John Masefield
Sea Variations #5 _ © Fabio Barilari |
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lunedì 10 giugno 2019
Wanted in Rome
Very pleased to be published again on Wanted in Rome magazine front cover _ June 2019.
'Ghetto, Ex-Drogheria' _ 2013
giovedì 6 giugno 2019
D-Day _ Robert Capa
D-Day, oggi, 75 anni fa.
Robert Capa, era uno dei 4 fotografi che ebbero il permesso
di partecipare allo sbarco con le truppe.
Aveva 3 macchinette fotografiche: doveva fotografare, non
sparare.
Durante lo sbarco scatta 4 rullini da 36 pose. Poi le
manda al suo giornale, Life.
In fase di sviluppo si rendono conto che 3 su 4 rullini non
hanno fotogrammi leggibili.
Forse sbagliano lo sviluppo. Fatto sta che si
salvano solo 11 immagini.
Life le pubblica 13 giorni dopo, praticamente scusandosi,
con la didascalia “Per la grande agitazione del momento, Capa, ha mosso la sua
fotocamera e le foto sono venute sfocate”
Le chiamano le Magnificent Eleven.
Tra le immagini c'è "The face in the surf",
l’unica foto in cui un soldato era stato ripreso in primo piano: per scattare
questa foto Capa doveva avere la linea del fronte alle spalle.
Sbarcarono all’alba e appena ci fu luce sufficiente cominciò
a scattare con la sua Contax.
Robert Capa |
martedì 4 giugno 2019
lunedì 27 maggio 2019
giovedì 23 maggio 2019
Brass Against the Machine
BRASS AGAINST
EXCEPTIONAL MUSIC WITH A POLITICAL EDGE
Photos by Rick Slagter
EXCEPTIONAL MUSIC WITH A POLITICAL EDGE
In this politically challenging era, it’s time to stand up
against the machine. Brass Against is a collective of artists, led and curated
by Brad Hammonds, who share in the goal of creating brass protest music that
calls fans to action. We want the music we perform to sound inspiring and
resonate with people’s emotions, encouraging them to act. We combine rock and
edgy hip-hop to play music that's powerful and empowering. Brass Against is
exceptional music with a political edge.
"Rage Against the Machine (70pct of the set we cover) is an obvious choice for me – their music is as salient now as it was in ’92 – they were so ahead of their time. Doing it as a brass band just feels good – the sound is so big (there are nine of us). I spend a lot of time thinking about the tunes and bands we cover – Rage, Living Colour, Jane’s Addiction, Audioslave. A few bands we want to do in the future are Run the Jewels, Tool, and Fishbone."
- Brad Hammonds, guitarrist and founder
Photos by Rick Slagter
mercoledì 1 maggio 2019
TIME OFF _ Exhibition
TIME OFF | Fabio Barilari
-
Inaugurazione Mostra 17 Maggio
Vitala Festival, Teatro San Genesio 17.30/20.00 - Via Podgora 1, Roma
Inaugurazione Mostra 17 Maggio
Vitala Festival, Teatro San Genesio 17.30/20.00 - Via Podgora 1, Roma
-
"Il
prossimo Venerdì 17 Maggio 2019, presso il Teatro San Genesio di Roma,
nell’ambito degli eventi organizzati dal Vitala Festival curato da Fabiana De Rose, a favore della musica
e dell’arte, verrà inaugurata la nuova mostra personale di pittura di Fabio
Barilari, Time Off.
In
questa ottava mostra personale a Roma, Barilari presenta numerosi lavori nuovi
che proseguono e sviluppano ulteriormente il suo interesse per il racconto di
luoghi ed atmosfere, alternando differenti tecniche di disegno e narrazione. In
particolare per questa esposizione, la sua attenzione è dedicata agli spazi
emozionali, mentali e fisici del tempo libero – del Time Off.
Istanti
che raccolgono e raccontano sensazioni e luoghi: "Time Off" è il tempo del disegno e della pittura.
"Drawing is still basically the same as it has
been since prehistoric times. It brings
together man and the world. It lives through magic" _
Keith Haring
La
produzione di Barilari alterna da sempre forme libere e astratte a immagini di paesaggi
principalmente urbani, ma anche una ricca produzione di illustrazioni e
ritratti. Sono istantanee impressioni di vita reale e di luoghi che cercano di
mostrare la loro anima intangibile, la memoria che custodiscono, il loro senso."
sabato 6 aprile 2019
The Shed (and the others)
Ieri lo studio Diller Scofidio + Renfro, a NY, ha inaugurato The Shed.
Qualche anno fa, Industriarchitettura mi propose di pubblicare un articolo che avevo precedentemente postato qui, in Inglese, su Andy Warhol: "Una breve, intensa storia dell'arte".
Avevo tentato di ricucire una serie di passaggi che andavano dagli inizi degli anni 60 a oggi, in maniera totalmente trasversale a tutte le discipline artistiche e culturali di New York, fino alla trasformazione fisica, in atto in questi anni, nella città più rappresentativa del XX secolo e l'articolo si concludeva menzionando il libro di Laurie Anderson e Aaron Betsky sulle "Aberrant Architectures" di Diller e Scofidio.
In sostanza, mi interessava provare a mostrare come ci fosse una linea continua di evoluzione che trovò nella Factory un'incubatrice perfetta, partendo dalle sperimentazioni musicali di Lou Reed e John Cale, passando per il vandalismo dei graffiti di Basquiat e gli arresti di Keith Haring nella metro, per arrivare alle sperimentazioni sulla città di DS+R.
Senza soluzione di continuità.
Un articolo ottimo sullo sviluppo urbano di tutta l'area di Hudson Yard a Manhattan, critico ma molto interessante e graficamente eccezionale, è questo pubblicato pochi giorni fa sul NY Times:
Is This the Neighborhood New York Deserves?
The Shed's construction was initially opposed by local community leadership. Board members on Manhattan Community Board 4 stated that the Shed "could lack class", that the word "culture" is too vague for the name of such an exhibition space, and that problems could arise when a 20,000 square feet (1,900 m2) space is closed off twice a year for two weeks (adding up to a month annually) for New York Fashion Week Community board members also state that when the retractable roof is closed, 20,000 square feet (1,900 m2) of open public space would be lost. Additionally, some expressed concerns that the large value of the Capital Grant allocation—US$50 million—was too much money to award to a building that did not yet exist.(2)
Naturalmente, per motivi sempre diversi, furono altrettanto criticati gli album su droga e prostituzione dei Velvet Underground o i graffiti su muri e metropolitane di SAMO o Hering.
Ieri Elisabeth Diller e Ricardo Scofidio, a NY, hanno inaugurato The Shed e secondo me, se si vuole comprendere cosa significa applicare la ricerca all'urban design, l'architettura, l'arte e, più in generale, allo sviluppo culturale, vale la pena di vedere questo video.
Tra i primi eventi in programma:
BJORK'S CORNUCOPIA | MAY 6 – JUNE 1, 2019 _ Sold out
The Shed - DS+R Architects |
Qualche anno fa, Industriarchitettura mi propose di pubblicare un articolo che avevo precedentemente postato qui, in Inglese, su Andy Warhol: "Una breve, intensa storia dell'arte".
Avevo tentato di ricucire una serie di passaggi che andavano dagli inizi degli anni 60 a oggi, in maniera totalmente trasversale a tutte le discipline artistiche e culturali di New York, fino alla trasformazione fisica, in atto in questi anni, nella città più rappresentativa del XX secolo e l'articolo si concludeva menzionando il libro di Laurie Anderson e Aaron Betsky sulle "Aberrant Architectures" di Diller e Scofidio.
DS+R Architects |
DS+R Architects |
Senza soluzione di continuità.
DS+R Architects |
DS+R Architects |
Un articolo ottimo sullo sviluppo urbano di tutta l'area di Hudson Yard a Manhattan, critico ma molto interessante e graficamente eccezionale, è questo pubblicato pochi giorni fa sul NY Times:
Is This the Neighborhood New York Deserves?
DS+R Architects |
DS+R Architects |
The Shed's construction was initially opposed by local community leadership. Board members on Manhattan Community Board 4 stated that the Shed "could lack class", that the word "culture" is too vague for the name of such an exhibition space, and that problems could arise when a 20,000 square feet (1,900 m2) space is closed off twice a year for two weeks (adding up to a month annually) for New York Fashion Week Community board members also state that when the retractable roof is closed, 20,000 square feet (1,900 m2) of open public space would be lost. Additionally, some expressed concerns that the large value of the Capital Grant allocation—US$50 million—was too much money to award to a building that did not yet exist.(2)
Ieri Elisabeth Diller e Ricardo Scofidio, a NY, hanno inaugurato The Shed e secondo me, se si vuole comprendere cosa significa applicare la ricerca all'urban design, l'architettura, l'arte e, più in generale, allo sviluppo culturale, vale la pena di vedere questo video.
In fall 2016, the Shed also started a citywide dance program
about social justice issues. It also partnered with the MIT Media Lab to
assist artists who were creating works involving virtual reality and artificial
intelligence (3)
---
On that day, April 5, the Shed is set to join a rare lineage of new
institutions that offer wide-ranging, interdisciplinary programming on a large
scale, like Lincoln Center in the 1960s, or the Museum of Modern Art in the
late ’20s. (from TheNew York Times)
---Tra i primi eventi in programma:
BJORK'S CORNUCOPIA | MAY 6 – JUNE 1, 2019 _ Sold out
Björk’s most
elaborate staged concert to date
A World
Premiere Shed Commission
In a first
for the innovative multidisciplinary artist, Björk and a team of digital and
theatrical collaborators, including award-winning filmmaker, screenwriter, and
director Lucrecia Martel, will present a new staged concert of live musical
arrangements, digital technology, and stunning visuals. A chorus and cast of
musicians will join Björk for this eight-concert engagement in The Shed’s
iconic space, The McCourt.
sabato 2 marzo 2019
30 Nodi @ Saatchi Gallery _ London
"30 Nodi" _ © Fabio Barilari |
"30 Nodi" has been selected by Saatchi Gallery in London, to be shown on "Saatchi Screen" exhibition.
Should you be in London, it will start from tomorrow.
---
Ottime notizie.
"30 Nodi" è stato selezionato da Saatchi Gallery a Londra, per essere esibito nella mostra "Saatchi Screen".
Se siete a Londra, l'evento comincerà domani.
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martedì 26 febbraio 2019
Sounds from Nowhere
Non so chi siano nè da dove vengano.
Credo dal Madagascar.
Trovati in rete, ma non sono riuscito a trovare altre informazioni.
E' talento allo stato puro.
Bravissimi
Credo dal Madagascar.
Trovati in rete, ma non sono riuscito a trovare altre informazioni.
E' talento allo stato puro.
Bravissimi
lunedì 28 gennaio 2019
Nouvel Louvre
A great building must begin with the unmeasurable, must go
through measurable means when it is being designed and in the end must be
unmeasurable
- Louis Kahn
Louvre Abu Dhabi - Architect: Jean Nouvel |
THE MUSEUM AND THE SEA
All climates like exceptions. Warmer when it is cold. Cooler
in the tropics. People do not resist thermal shock well. Nor do works of art.
Such elementary observations have influenced the Louvre Abu Dhabi. It wishes to
create a welcoming world serenely combining light and shadow, reflection and
calm. It wishes to belong to a country, to its history, to its geography
without becoming a flat translation, the pleonasm that results in boredom and
convention. It also aims at emphasizing the fascination generated by rare
encounters.
It is rather unusual to find a built archipelago in the sea.
It is even more uncommon to see that it is protected by a parasol creating a
rain of light.
The possibility of accessing the museum by boat or finding a
pontoon to reach it by foot from the shore is equally extraordinary, before
being welcomed like a much-awaited visitor willing to see unique collections,
linger in tempting bookstores, or taste local teas, coffees and delicacies.
It is both a calm and complex place. A contrast amongst a
series of museums that cultivate their differences and their authenticities.
It is a project founded on a major symbol of Arab
architecture: the dome. But here, with its evident shift from tradition, the
dome is a modern proposal.
A double dome 180 meters in diameter, offering horizontal,
perfectly radiating geometry, a randomly perforated woven material, providing
shade punctuated by bursts of sun. The dome gleams in the Abu Dhabi sunshine.
At night, this protected landscape is an oasis of light under a starry dome.
The Louvre Abu Dhabi becomes the final destination of an
urban promenade, a garden on the coast, a cool haven, a shelter of light during
the day and evening, its aesthetic consistent with its role as a sanctuary for
the most precious works of art.
Jean Nouvel
Louvre Abu Dhabi |
Louvre Abu Dhabi |
©_TDIC._Architect_Ateliers_Jean_Nouvel._Photography_Sarah_Al_Agroobi |
All material in nature,
the mountains and the streams and the air and we,
are made of Light which has been spent,
and this crumpled mass called material casts a shadow,
and the shadow belongs to Light.
- Louis Kahn
the mountains and the streams and the air and we,
are made of Light which has been spent,
and this crumpled mass called material casts a shadow,
and the shadow belongs to Light.
- Louis Kahn
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