giovedì 7 giugno 2012

Memorie


"Il brutto è sempre parente del falso: e questo è forse un buon criterio di giudizio artistico. 
Mentire è l'essenza del brutto"
Andrea Emo




Ho sempre istintivamente associato gli effetti della distruzione di un monumento o di un centro storico, per una comunità, agli effetti dell’Alzheimer per un individuo.


Lo so che non è proprio così: in realtà la comunità sopravvive al crollo di un' architettura. 
Vale però la pena di fermarsi a ragionare su quale senso possa avere impiantare una memoria finta ed artificialmente antica quando qualcosa di importante viene distrutto. 


Il punto è senz'altro come intervenire per puntellare e consolidare i simboli architettonici ed urbanistici nei quali una comunità si riconosce, prevenirne la loro morte, ma anche come garantire una continuità nella produzione di tali simboli e punti di riferimento, nei tempi di sviluppo propri di una comunità.
In realtà, se si accetta l'ineluttabilità di una "morte" delle architetture (come degli individui), quando questo accade, è il secondo punto quello più importante.

La "memoria" vale realmente solo se vera e in arte (ed in architettura) la verità di un'opera si misura in funzione della profonda interpretazione e lettura dell'epoca in cui viene prodotta.

Il principio del "com'era dov'era" è probabilmente valido in senso relativo - una copia bella è meglio di un originale brutto - ma è certamente deteriore in senso assoluto: una copia resta sempre, inevitabilmente un falso.

Per questo, il modo sano di ragionare non è (solo) quello di pensare alla ricostruzione di quanto è venuto giù ma cosa produrre di nuovo e di vero affinchè ad una comunità vengano dati nuovi simboli e nuove "memorie" da condividere e nelle quali riconoscersi.